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News Racconti dai campi

Indian Tapes _#12_#13_#14_

Istruzioni per l’uso:

• Mettersi comodi e infilarsi le cuffiette
• Far partire la playlist (che trovi in fondo alla pagina) possibilmente con la canzone associata alla giornata che state per leggere
• Leggere tutto d’un fiato, così come è stato scritto dalla sottoscritta
• Se necessario rimettere la canzone da capo, chiudere gli occhi e immaginare.

Indian tapes #12 _ 16.08.2018

Oggi per i bimbi è vacanza. A noi sembra strano, solitamente il giorno stesso della festa si sta a casa e subito dopo si torna a scuola, qui si festeggia a scuola con parata, marcia etc. (vedi 15/08) e si fa vacanza il giorno successivo.
Quindi abbiamo avuto una giornata intera libera in cui Don Paolo ci ha portato in giro a conoscere un po’ il mondo fuori dalla foresteria. Siamo andati a Baghaicha. “Baghaicha” letteralmente è la parola in mundari (una delle lingue degli Adivasi) che indica il luogo del villaggio in cui tutto il villaggio si riunisce per discutere e prendere decisioni. Baghaicha dove siamo stati è invece una struttura/complesso gestito da gesuiti dove si riuniscono Adivasi e non, per discutere della situazione attuale del Jharkhand e dintorni. Vi ho accennato la situazione degli Adivasi nell’articolo del 14/08 e ora ve la spiego per bene.
Gli Adivasi sono la popolazione indigena dell’India, situata prevalentemente in Jharkhand, e risiede da secoli in queste terre ricche di risorse naturali, in particolare minerarie (dal carbone all’oro). Il governo vuole usufruire di queste risorse e quindi appropriarsi delle terre di queste popolazioni. L’intenzione del governo è quindi quella di allontanare gli Adivasi dalle proprie terre e per farlo durante il corso degli anni sono state adottate molte tecniche diverse, inizialmente metodi in cui la forza faceva da padrona, altro tentativo è stato la privazione, costruendo dighe per togliere l’acqua ai villaggi, ma per quanto questi metodi fossero bruti non sono riusciti a convincere la popolazione a lasciare le loro terre. Quindi ora il governo ha deciso di “giocare sporco” in maniera nascosta/velata, ovvero offrendo formazione gratuita e posti di lavoro ai giovani Adivasi, con la clausola che questo lavoro sia fuori dal Jharkhand. Questo per il semplice fatto che la popolazione Adivasi è molto compatta e perciò resistente, e l’unico modo per poterla attaccare è renderla debole, facendola da un lato diminuire di numero e dall’altro disgregandola in tanti sottogruppi e incitando l’odio tra essi.
Gli Adivasi non hanno una religione comune: esistono Adivasi cristiani, Adivasi hindu, Adivasi di altre religioni minori. Quello che il governo cerca di fare è istigare l’odio reciproco fra questi microgruppi, per togliere quella compattezza che è sempre stata il punto di forza di questa popolazione.
Il discorso è molto più ampio e complicato ma per oggi vi ho già buttato un bel secchio di realtà sugli occhi, quindi direi che posso smetterla.
Tutta questa storia mi ha colpito molto e fatto riflettere su quanto la mente degli esseri umani possa concepire delle strategie così infime e malvagie per ferire degli altri esseri umani. Per questo la canzone di oggi sarà “Imagine” di John Lennon. Potrà sembrare banale ma è quella che per me (e forse anche per moltissimi altri) rappresenta da sempre quella pace ideale a cui si dovrebbe aspirare, per un mondo migliore e soprattutto più umano.

Indian tapes #13 _ 17.08.2018

I bimbi sono tornati a scuola e noi alle nostre solite attività. Vi ho accennato che siamo 21 campisti. Per fare le attività nella scuola siamo divisi in gruppi e nel mio gruppo tra le varie componenti c’è Ester. Ester mi fa scassare dalle risate, è una ragazza piccolina ma che ha una personalità enorme, che quando entra nella stanza la senti dal momento in cui varca la soglia. Ha una voce che arriva a frequenze mai udite da orecchio umano, padroneggia l’inglese ad occhi chiusi ed ha solo tatuaggi di scritte in lingue straniere.
Dorme con altre tre ragazze nella stanza a fianco alla mia e, visto che le pareti sono fatte di cartapesta e le finestre sono tutte aperte per i 7000 gradi percepiti, tutte le sere mi sembra di partecipare alle loro conversazioni stando comodamente sdraiata nel mio letto. Ad esempio l’altra sera leggevano l’oroscopo di Brezsny e per fortuna una di loro è dei Gemelli così ho potuto ascoltare il mio oroscopo senza neanche dovermi sbattere per cercarlo. Diceva all’incirca così: “sii paziente ed accetta il pane e il burro che hai ora, arriverà a suo tempo il miele”. La cosa più buffa della situa è che qui la colazione è davvero pane e burro e devo essere paziente per poter mangiare qualcosa di meglio in futuro. Tutto questo non centra nulla ma volevo raccontarvelo, sorry not sorry.
In ogni caso ho deciso che la persona di oggi sarebbe stata lei perché mi incuriosiva molto quale potesse essere la sua scelta, ed eccola: “Let it be” dei Beatles. Perché sono Il Gruppo per eccellenza e perché da sempre li collega a ricordi con suo padre. La musica dei Beatles spesso unisce generazioni diverse, anche io e mio fratello conosciamo a memoria l’ordine dei pezzi di “ONE” che i miei genitori ci hanno fatto sentire in loop durante tutta la nostra infanzia.
Ester e suo padre adorano i Beatles, collezionano vinili e hanno alcune prime edizioni e fra tutte le loro canzoni “Leti t be” è la loro preferita. Perché let it be è un consiglio di vita, è una “word of wisdom”, è sempre un buon modo per prendere la vita.
Anche a me piace molto questa canzone e sicuramente è la mia preferita tra quelle dei Beatles. La musica è dolce e ti culla mentre ti suggerisce che lasciando andare le cose tutto andrà per il meglio. Devi solo “let it be”.

Indian tapes #14 _ 18.08.2018

Oggi è sabato. Secondo sabato da quando siamo arrivati. È assurdo che siano già passati 14 giorni. Davvero assurdo. Mi sento come se fossi in India da mesi e allo stesso tempo come se questo campo fosse iniziato solo tre giorni fa. È una sensazione strana ma parlando con le mie compagne ho scoperto che è ampiamente condivisa dal gruppo. Gruppo che negli ultimi giorni è andato incontro inevitabilmente a discussioni. Per la fine delle attività faremo uno spettacolo con tutti i bimbi della scuola e mettere d’accordo 21 teste non è cosa semplice. Non preoccupatevi, è tutto risolto, lo spettacolo è pronto e noi siamo tutte amiche come prima ma questi sono i rischi del mestiere.
Stamattina avevo scelto Giorgia B. per la canzone e le ho lasciato la giornata per rifletterci. Viste le discussioni e in generale il clima degli ultimi giorni Biagio (sì raga, questa è un’officina di soprannomi top) mi ha consigliato “Secondo me” di Brunori sas. In primis perché è una canzone che le piace molto, inoltre perché parla di tutte le contraddizioni che caratterizzano ognuno di noi. Come tutte quelle volte che giudichiamo qualcuno o qualcosa e facciamo i moralisti per cose che poi siamo i primi a fare/pensare. E molte volte, senza neanche pensarci/volerlo, mettiamo i nostri filtri davanti a tutte le opinioni degli altri e anche se ci sforziamo di abbattere questi filtri è molto difficile riuscirci.
Vivere in comunità ti permette di capire a pieno questa problematica. Pur cercando in ogni modo di mettersi nei panni dei tuoi compagni risulta difficile comprendere totalmente un punto di vista molto diverso dal tuo, perché quei panni che provi a mettere spesso e volentieri sono di una taglia troppo grande o troppo piccola o di un colore che è davvero un pugno in un occhio in contrasto con la tua pelle. Ma anche questo è adattamento e qui ci si adatta per forza: quando non hai più magliette pulite fai il giro delle camere a chiederne una che non sappia di umido e schifo, così come quando si discute si cerca di trovare un punto di incontro per raggiungere un obiettivo comune e oleare e far girare il meccanismo che si era per un secondo inceppato. Per adattamento però dovremmo davvero provarci a mettere quei panni stretti o togliere i filtri che abbiamo davanti agli occhi e alle orecchie (scegliete voi la metafora che più vi aggrada).
Il ritornello della canzone scelta da Biagio fa davvero riflettere, non voglio influenzarne il contenuto raccontandovelo, quindi riporto pari pari:
“Secondo me,
secondo me
io vedo il mondo solo secondo me

Secondo me,
secondo me
e scrivo al mondo solo secondo me
Chissà com’è
invece il mondo
visto da te
Chissà com’è
invece il mondo
secondo te”

Chissà com’è.

Trovi qui la playlist “Indian Tapes” per accompagnare la lettura:

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